Anno Domini 2017: donne e mondo

Mi sveglio stamattina, dopo 4 giorni ininterrotti di febbre, riflettendo sull’essenzialità alla quale dovremmo ritornare e che non mi riesce riportare neanche nella mia famiglia. Compongo mentalmente una letterina di Natale da scrivere ai miei figli, ignari di qualsiasi cosa che non sia uno sfrenato consumismo, mi siedo a far colazione e apro il giornale.

Concorso per la Donna dell’Anno. Accanto ad alcuni nomi leggermente discutibili, trovo al terzo posto Gessica Notaro, sfigurata dall’acido da un ex-fidanzato geloso.

Leggo poi l’editoriale di Vittorio Zucconi, “Le donne libereranno l’ultima piantagione”, dove si racconta come nel 1995 (millenovecento novantacinque, ci tengo a sottolinearlo) sia stata approvata una legge che garantisce ai molestatori (all’interno delle Camere) il silenzio, attraverso la firma di un impegno, nel caso in cui le vittime di aggressioni sessuali ricevano risarcimenti. Con questa legge sono stati erogati 20 MILIONI di dollari in 10 anni. Venti milioni. Denaro pubblico, preso dalle casse dello Stato Americano, erogato alle donne che hanno denunciato deputati e senatori. Il Parlamento è definito “L’Ultima Piantagione”: il luogo di lavoro nel quale il padrone (deputato o senatore) ha potere assoluto su schiavi e schiave sotto la cupola, compreso lo jus primae noctis, e via a seguire.

Di fronte a queste notizie lo sconforto e lo sconcerto tendono a sovrastarmi. Sono presa da un senso di scoramento infinito, da una stanchezza che percorre i secoli e porta con sè soprusi, sfruttamenti, derisioni, denigrazioni, molestie, botte, calci, pugni, acidi, lapidazioni, stupri singoli, di gruppo, etnici, violenze inenarrabili e spesso mai narrate.

Donne, madri, sorelle, figlie, cervelli preziosi imprigionati in cliché e costretti a non pensare, modellati verso standard inesistenti per il solo gusto di non lasciar sviluppare il loro potenziale.

Eppure molte ce la fanno, a dispetto anche di altre di noi che cercano in ogni modo di perpetuare il sistema, alleandosi con la parte peggiore del maschile dell’altra metà di mondo.

Sapremo educare i nostri figli, specialmente i maschi ma anche le femmine, a sviluppare ciascuno le proprie capacità senza dover per questo imporsi su altri? Valere per quello che siamo e non per quelli che sfruttiamo?

Noi donne abbiamo in mano il mondo: siamo noi che partoriamo ed educhiamo, in prima battuta, i nostri figli. Siamo noi che trasmettiamo modelli da riprodurre nell’età adulta. Perchè non affermiamo, con forza e sicurezza, la nostra dignità?

Dobbiamo fare ancora troppi passi in avanti su questa direzione; l’importante sarebbe continuare a farli e sopratutto cercare di ri-trovare fra di noi il senso di sorellanza che come altri valori si è perso per strada…