Scrivi, Annalisa, scrivi.
Scrivi perchè ti fa stare bene, perchè ti aiuta a mettere ordine nella ridda dei pensieri, perchè messe nero su bianco a volte le cose si ridimensionano, assumono la forma della parola scritta, niente più che una serie di formichine immobili sul foglio che non possono fare male.
In questo periodo di tanta fatica, fisica e mentale, ho un torcicollo che mi tormenta da mesi e che in questo momento è l’unico indice nascosto della tempesta che sto vivendo a livello emotivo. Riuscire a coniugare, coordinare e tenere insieme i pezzetti della mia vita e dei miei impegni è indubbiamente qualcosa di complesso.
Da 16 anni in un’amministrazione pubblica, sono sempre più convinta che bisognerebbe vivere questa esperienza come “servizio” e non come “stabilizzazione in un posto fisso”. A volte si perde l’obiettivo, nel tran tran quotidiano. Il mio/nostro stipendio, pagato dalle tasse di tutti noi, dovrebbe essere finalizzato a rendere la vita più facile a chi si rivolge ai nostri uffici, alle nostre strutture, non a complicarla o peggio, a far sì che ci si possa perdere nei meandri della burocrazia.
Da 18 anni impegnata nel settore del volontariato e dell’Associazionismo, faccio fatica ad andare avanti in un mondo che è sempre più legato al soddisfacimento di un proprio bisogno immediato invece che alla costruzione di un sistema che sia di supporto a chi viene dopo, ci affianca o ci precede nel cammino. In campi dove il protagonismo e il narcisismo la fanno da padrone, spezzettando risorse e competenze in un minestrone che non ha programmazione, slancio, che possa gettare oltre lo sguardo.
Da 21 anni mamma, mi chiedo che tipo di esempio ho dato ai miei figli, che tipo di testimonianza posso lasciare o aver lasciato rispetto alle mie convinzioni del mondo, del senso della vita, dell’etica sociale e civile, del rispetto degli altri, della necessità di armonizzare i vari aspetti della propria vita.
Nel giro di poche settimane, ormai quasi declinabili in giorni, tutto il tran tran (se si può parlare di tran tran!!!) che mi ha accompagnato finora subirà un brusco cambiamento.
Una scelta precisa, prima di tutto di negazione e poi di affermazione.
Negazione perchè ad un certo momento ho capito cosa NON volevo.
Da questa consapevolezza il lasciarsi andare, l’aprirsi a possibilità diverse, il cominciare a pensare a “cosa posso fare se voglio cambiare?” hanno portato all’arrivo dell’imprevisto: una possibilità di lavoro, diciamo meglio un’offerta, che ha messo in crisi la strada tranquilla che stavo intraprendendo.
La vita mi ha messa di fronte al bianco o nero, mentre io sarei stata volentieri a crogiolarmi nel grigio con tutte le sue varie tonalità.
Quante notti insonni, quanti “rododendro”, quanti se ma e perchè.
Ma quando la domanda è così precisa non c’è possibilità di nascondersi dietro il cespuglio.
Per me, che credo nel filo rosso conduttore, la consapevolezza che a tanta precisione bisognava rispondere con altrettanta risolutezza, si o no, accettando in tutti e due i casi le conseguenze di quella scelta. Senza ulteriori recriminazioni.
Senza fare come molti, che hanno come sport preferito la lamentatio : sono più dell’idea che o mangi la minestra o salti dalla finestra. O ancora meglio: che se proprio la minestra non ti piace cerchi di renderla appetibile mettendoci qualche spezia, un pizzico di sale, una spolveratina d’olio e magari qualche briciola di pane tostato.
Tutto ‘sto sproloquio perchè? Per sfogarmi, appunto, perchè stamattina, se ne avessi avuto bisogno, ho avuto la conferma di come un certo tipo di amministrazione pubblica sarebbe da radere al suolo. Continuerò ad invocare dirigenti che vengano dal privato finchè avrò fiato. Con mandati organizzativi precisi, con la possibilità di fare ma anche di premiare, con durata massima stabilita in modo da consentir loro di prendere decisioni impopolari senza remore.
Dirigenti che abbiano più a cuore il servizio al cittadino che il rispetto della burocrazia fine a se stessa, e che se necessario dialoghino con la parte politica per far capire quali sono i provvedimenti a livello legislativo necessari perchè il pubblico sia davvero qualcosa di utile.
Basta, il mal di testa è passato, posso smettere di scrivere.
Posso tornare a sorridere pensando alla pochezza di alcune persone, forte del fatto che a breve non farò più parte di questo particolare mondo.
Au revoir!!!!!