I biscotti di nonna Enrica

Stamattina mi sono svegliata con la voglia di non pensare a nulla.

La settimana è stata pesante, tante cose sono successe, tante persone hanno parlato a sproposito, tanta disinformazione è stata lanciata sul web, c’è bisogno di un attimo di stop e di riflessione.

Mettere letteralmente le mani in pasta, toccare la consistenza appiccicosa del burro, quella vischiosa delle uova, grattugiare la buccia del limone facendo sprigionare il tipico aroma che riporta al mare e al sole, incontrare la granulosità dello zucchero e piano piano, durante la lavorazione, vedere come gli ingredienti, in partenza diversi, distanti, estranei uno all’altro, ciascuno con una sua personalità e carattere, diventano una cosa unica, altro da sé.

Nel fondersi l’uno con l’altro, in vista di un obiettivo comune, vedo una bella metafora del mondo associativo.

E così le mie mani impastano e contribuisco alla fusione. Mia mamma mi dice sempre che ho le “mani calde”. La pasta che deve lievitare trae spunto dal calore per dare del suo meglio: ma la pasta frolla dei biscotti rischia di essere bruciata se la lavoro troppo. Quindi bisogna sapere quando impastare e quando fermarsi, dare il tempo di abituarsi a una nuova consistenza ed essenza, lasciar riposare, per poi riprendere e dare la forma definitiva. Quindi ora la frolla è in frigo che si adatta al suo nuovo status.

La cucina è una grande lezione di vita. Insegna il rispetto dei tempi, l’armonia dei sapori, gli accostamenti che stanno bene insieme e quelli che si devono proprio evitare; spinge anche alla sperimentazione e alle prove, per capire se si può osare di più o se rispettare la tradizione fa sentire più sicuri. Ogni piatto è diverso dall’altro, a ciascuno si può dare il proprio tocco, imprimere la propria personalità senza snaturare l’idea di fondo.

Mi è sempre piaciuto cucinare. Buon appetito.