La vita è un soffio

Questo rischia di essere un blog di commiato.

A 20 anni, le persone che morivano intorno erano ombre sfuocate contro un muro d’inverno.

Adesso, ogni perdita traccia una ferita all’altezza del petto, provoca uno strizzone nel muscolo del cuore, lascia una traccia in qualche emisfero del cervello, dove rimane incisa in profondità.

Tanto più se la persona che lascia ha un’età molto, troppo simile alla tua. Al dispiacere della morte si somma l’identificazione e la consapevolezza che ormai non manca più molto neanche per te.

Cosa ha significato per me la morte improvvisa di Andrea, che era seduto sulla stessa sedia dove sono adesso una settimana fa, a bere acqua e vino dopo aver curato, come faceva ormai da qualche anno, il nostro giardino, è proprio questo. Uno strappo su una persona di casa, un “memento mori” che alza prepotente la testa, con un sorriso pieno di aspettative e dolce allo stesso tempo: ti sto aspettando.

Uno strazio. Seguire a distanza quella manciata di ore di sofferenza e sconcerto, dal ricovero alle operazioni fino all’inevitabile conclusione è stato già pesante; entrare in una chiesa stracolma tanto da ospitare persone fin su tutto il sagrato e vedere la tua foto sorridente appoggiata alla cassa è stato straziante. Non ci si capacita come oggi siamo a ridere e scherzare e domani spenti in maniera irreversibile.

La folla testimonia come tutti ti volessero bene. Come il tuo passaggio su questa terra non sia stato invano. I tuoi figli e nipoti devono essere fieri di te. Manchi e mancherai, come tutte le persone che passano lievi nell’esistenza altrui, apparentemente senza lasciare segno ma in realtà tracciando in profondità il ricordo della loro personalità.

Un abbraccio, Andrea.